mercoledì, marzo 28, 2007

Comment devient-on Président(e) de la République ? Les stratégies des candidats

Thierry Vedel è un sociologo dei media che insegna comunicazione politica all'Università di Paris II. Ho avuto modo stamattina di ascoltare la presentazione della sua ultima opera che si occupa delle elezioni presidenziali attraverso diverse chiavi di lettura: un livello globale inerente all'esplorazione dei comportamenti elettorali e, naturalmente, dei livelli maggiormente specifici come le strategie di immagine dei candidati e le questioni del ruolo di internet nella campagna elettorale. Tutte problematiche, quindi, pertinenti alla stesura della mia tesi. Proverò a sottolineare le questioni che mi hanno maggiormente stimolato.
Tra le ragioni che hanno spinto l'autore ad occuparsi della campagna presidenziale ce ne sono due molto interessanti : una più forte sensibilità da parte della elettorato alla “congiuntura” dell'offerta politica e la grande massa di elettori al primo voto. Per quanto riguarda la prima delle questioni appare evidente come questa giochi un ruolo preminente nella campagna elettorale francese. Si nota, infatti, nelle ultime campagne una forte propensione dell'elettorato a scegliere il proprio candidato, in un regime di offerta informativa enorme, attraverso una dinamica che chiamerei di “coincidenza”. Questa figura spaziale è relativa all'incontro di due istanze, quella del soggetto interessato ad un particolare tema e quello che succede quotidianamente nella realtà. Per esempio gli incidenti accaduti ieri sera alla Gare du Nord, strettamente collegati al tema dell'identità nazionale (identità francese) centrale nella campagna, si presentano come un elemento di “imprevisto” che se sfruttato abilmente può ritornare importante nel segnare la campagna. Ad oggi, faccio una breve parentesi, questo tema della nazionalità e del nazionalismo non è stato sfruttato dai due candidati favoriti, Sego e Sarko, entrambi hanno portato avanti un discorso solamente esclusivo e non inclusivo. Sia la candidata socialista, con la questione delle bandiere e della marsigliese, sia il candidato dell'ump con il ministero dell'identità nazionale propongono un'identità di parte e che non rispecchia la natura discontinua dell'identità francese. Se da parte di Sarkozy questo ha un senso per marcare definitivamente la sua proposta di “rupture”, nella logica di “unione” di Segolene Royal questo discorso esclusivo va assolutamente in controtendenza, favorendo il ruolo di outsider di Bayrou che non prende alcuna posizione in merito, anzi abbiamo visto propone una visione maggiormente “populista” (nel senso di costruzione di un “popolo” francese).
Il sociologo si è poi soffermato sulle tendenze attuali della comunicazione francese, sottolineandone la complessità data l'enorme numero di potenziali votanti (44milioni) e rapportandole al concetto di americanizzazione della politica. L'autore del libro esclude questa tendenza nella politica francese che è accomunata maggiormente ad uno stile inglese, alla New Labour. Io mi ritengo d'accordo con le motivazioni portate a corroborare la sua tesi (questioni legislative, cultura politica, rapporto pubblico/privato) anche se noto una tendenza, questa si molto forte all'uso dei sondaggi : ne escono diverso ogni giorno e questo comparato alla situazione italiana dove solo Berlusconi ha introdotto questo “servirsi” dei sondaggi mi appare degno di approfondimento.
Il terzo punto che vorrei affrontare è quello della comunicazione on-line. L'autore stigmatizza l'utilizzo massiccio che i candidati alla presidenza francese fanno del mezzo, in quanto si chiede sulla reale efficacia di questo soprattutto in relazione al tipo di utente modello. Si sostiene che sono proprio le persone meno informate, sia perché non vogliono o non possono, più sensibili all'offerta informativa. Mentre uno dei partecipanti all'incontro solleva delle obiezioni su questo punto, io sono abbastanza d'accordo ed è per questo che lo studio di linguaggi e forme non strettamente politiche ma che volgono al consenso, sono al centro della tesi che sostengo. Per quanto riguarda internet il ragionamento è lo stesso ed è sottolineato dall'autore: ci sono stati dei tentativi di democrazia partecipativa di politica interattiva e quindi di evoluzione delle forme tradizionali ma queste sono poi ricadute in un'organizzazione della campagna piramidale e non hanno portato a forme di attivismo dei cittadini verso la fonte dell'informazione. Il punto è quello classico: non si possono utilizzare strumenti nuovi con contenuti vecchi. A questo punto dichiara l'autore la sociologia dei media e le scienze politiche, avendo enormemente studiato i testi e i contenuti della comunicazione devono spostarsi dalla parte di chi fruisce e quindi la maniera nella quale questi utilizzano i media e formano degli interessi politici. Naturalmente d'accordo. Ma le due cose non prescindono, ovvero bisogna partire dai testi e dalle pratiche in atto perché queste hanno o già inscritti o costruiscono i regimi di interazione dei soggetti. Al di là della questione metodologica, gli elementi, per riassumere, che spero di poter approfondire in seguito e che hanno un interesse per la mia tesi sono: (non)decentralizzazione dell'asse della comunicazione, contingenza dell'informazione, ruolo di internet nella campagna, attivismo dell'elettorato e costruzioni identitarie, ruolo degli indecisi e del “primo voto”. Facile a dirsi, difficile a farsi!

2 commenti:

  1. Scrivere un commento è arduo!!! E' inutile dire che è un blog per pochi iniziati e io non sono una di quelle. Esclusivo, non inclusivo.
    In più ha anche barriere all'accesso per gli ipovedenti come me !!!(mio stage docet sulla terminologia)
    Cmq questa cosa dell'identità mi affascina...

    PS: mentre scrivo immagino già la tua risposta. Ti prego,non essere banale!

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  2. Tolte le barriere all'accesso spero potrai commentare con maggiore frequenza...sono stato banale?

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